E’ Torino la città più social d’Italia. Spicca Facebook, su youtube, instagram e twitter.
La notizia è che non sono solo i giovani ad essere social, ma anche e soprattutto gli adulti.
Dei dati mondiali del digital abbiamo già parlato in questo articolo , potremmo non stupirci più di tanto dato che Internet è inarrestabile nella sua crescita.
Ma Torino non fa parlare solo per i numeri alti dei social ma anche per i tanti personaggi di spicco della città che scelgono di non essere presenti sui social.
Qualche nome? Oscar Farinetti, per dirne uno.
Francesco Profumo, Caterina Ginzburg, Steve della Casa, Gianluigi Gabetti, Enrica Baricco, Paolo Giordano.
Si può essere a-social nel 2018?
Loro sostengono di si ed i motivi della loro assenza sul web sono di un certo peso: non si riconoscono nella dinamica e nelle regole del web, chi non si riconosce proprio in quel luogo “altro”, c’è chi preferisce incontrare il proprio pubblico nella realtà e chi non si riconosce nella “violenza” del web. Lo schermo a volte protegge e la gente proprio per questo tira fuori il peggio di sè.
Famosa la dichiarazione di Umberto Eco “internet ha dato voce e diritto di parola agli imbecilli che prima parlavano solo al bar. Ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel”.
Ma non aveva detto solo questo Eco, nella premessa di questa dura affermazione aveva riconosciuto la forza positiva di internet nel permettere alle persone di rimanere in contatto.
Cita l’esempio della Cina e della Turchia per raccontare che i movimenti di protesta sono nati proprio in rete.
Giustamente Eco si pone la questione profonda: come aiutare i giovani a comprendere quali sono le vere notizie dalle famose fake news?
E sicuramente il problema del discernimento non riguarda solo giovani e giovanissimi.
Tutti noi ora siamo abituati a sorridere leggendo le notizie di Lercio, giornale on line divertente che gioca proprio sul dare false notizie divertenti.
Ma Lercio lo fa in modo evidente e dichiarato. Le fake news hanno un potere enorme nel generare paura o nell’infangare la reputazione di persone e/o categorie.
A questo si riferiva lo scrittore.
La stessa dichiarazione di Eco su internet (basta fare una ricerca in rete) fu presa solo in parte per pubblicare articoli dal titolo
Umberto Eco pensa che internet abbia dato voce agli imbecilli.
Come vi ho appena dimostrato qualche riga più sù, c’era anche una premessa a questa affermazione forte. Se vi interessa potete ascoltare tutto l’intervento di Eco a riguardo
Il dilemma social – no social ricorda un po’ global – no global.
Due facce dello stesso mondo che tutti noi abitiamo, due visioni ricche di motivazioni interessanti.
Un mezzo potentissimo in grande crescita e ancor poco regolamentato, dall’altra i rischi generati.
Personaggi pubblici che hanno trovato un nuovo lavoro grazie ai social e personaggi pubblici che scelgono di non starci a tutela della propria persona e del proprio lavoro.
Oggi parliamo di Torino, ma il dibattito è aperto a tutto lo Stivale.
E voi cosa ne pensate?