Ieri abbiamo presentato nella Casa di Reclusione di Rebibbia La casa degli sguardi, opera prima di Luca Zingaretti, insieme a lui e al produttore Angelo Barbagallo di Bibi Film.

Un momento intenso e partecipato, che ha confermato come il cinema in carcere possa diventare occasione di incontro, riflessione e trasformazione.

Il progetto è realizzato grazie all’Associazione DaMArte. Il percorso prevede nove incontri dedicati al cinema e alla letteratura.

Vent’anni di esperienza tra arte e sociale

Il mio percorso professionale da oltre vent’anni si muove tra arte, comunicazione e progettazione culturale, con un’attenzione particolare ai contesti di fragilità e inclusione.

Negli ultimi anni ho ideato e coordinato numerosi progetti culturali in carcere, tra cui rassegne cinematografiche, laboratori di musica, di podcast e di scrittura, che hanno coinvolto le persone detenute come protagoniste attive di un processo di crescita e di confronto.

Il valore del cinema in carcere

La proiezione de La casa degli sguardi non è stata solo la visione di un film, ma un’occasione per aprire un dialogo profondo e attento.

Il dibattito con i detenuti ha messo in luce la capacità del cinema di farsi strumento di relazione, di costruire ponti tra dentro e fuori, di stimolare la riflessione personale e collettiva.

Cultura come strumento di cambiamento

Esperienze come questa confermano la mia convinzione: la cultura è uno strumento di emancipazione e di responsabilità sociale.

Portare il cinema, la musica e la letteratura in carcere significa restituire alle persone detenute uno spazio di dignità, di ascolto e di espressione, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Con Officine GM continuo a credere e a investire in un’idea di cultura che sappia generare cambiamento, creando connessioni tra arte, società e territori.

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