Bullismo:punti di vista, non-storie, impressioni, significati. Un contributo a cambiare per cambiare
Sono stata invitata da Ezio Alessio Gensini e Leonardo Santoli a dare un contributo al volume da loro curato dal titolo Pugni chiusi realizzato grazie alla Regione Toscana.
Il tema è il bullismo, affrontato e letto da diverse angolazioni.
Di seguito trovate il mio contributo “distruggo ergo sum”.
Da diversi anni mi occupo di progetti (artistici e di comunicazione) che sappiano coniugare due parole a mio avviso fondamentali: cultura e sociale.
Credo fermamente in una società all’altezza di tutti, nessuno escluso.
Distruggo, ergo sum
(di Giulia Morello)
Nonostante il bullismo e cyberbullismo coinvolgano due piani differenti, il primo quello della realtà mentre il secondo quello digitale, possiamo affermare che entrambi vadano ad incidere profondamente sulla vita reale di giovani e giovanissimi.
Più leggo i numeri del fenomeno più mi chiedo noi adulti dove eravamo e dove siamo.
E soprattutto chi siamo diventati.
I casi aumentano di giorno in giorno, la legge contro il cybebullismo è stata finalmente varata ma una legge è uno strumento e deve essere accompagnata da un cambiamento culturale.
Partiamo dal presupposto che il bullismo è un abuso di potere.
La denigrazione di un individuo diventa un motivo di aggregazione.
Perché?
Per analfabetismo emotivo in primis. L’educazione emotiva è fondamentale perché i sentimenti non si ereditano geneticamente, ma si apprendono da piccoli e sono il presupposto di relazioni sane.
Il termine sentimento deriva da “sentire”.
Non sentire la differenza tra bene e male, non sentire gli altri, non distinguere la gravità delle azioni è il presupposto del bullismo, perché il bullo fa soffrire la vittima “per il gusto di farla soffrire”, così da vedere soddisfatto ed espresso il proprio potere.
I ragazzi ci osservano e ci imitano e la questione del potere costruito sulle spalle degli altri anziché sulle proprie è un tema ricorrente nella nostra società.
Non esiste alcun rispetto dei confini, dell’intimità e della privacy di una persona perché in realtà non esistono gli altri.
E’ la società dell’io – mio – me.
La società dell’io posso tutto ci porta a sfidare la legge, a pensare che reati penali siano giustificabili come “ragazzate”.
Fingere di essere un’altra persona su facebook si chiama sostituzione di persona, art. 494 del c.p.
Esprimere cattiverie gratuite si chiama diffamazione, art 595 c.p.
Postare foto senza autorizzazione invece trattasi di violazione della privacy DL 196/2003.
A forza di correre verso i nostri successi personali abbiamo sottovalutato e perso molte cose, il senso civico per esempio.
Basta guardare in che mondo viviamo, l’emergenza ambientale che abbiamo causato per soddisfare i nostri insaziabili bisogni, la violenza con cui ci esprimiamo, l’odio e l’intolleranza dilagante verso ogni forma di diversità.
Che ne abbiamo fatto della nostra umanità?
Che società sarebbe la nostra se tutti fossimo spietatamente uguali? Sarebbe una società condannata all’estinzione, perché una cosa è innegabile: siamo animali sociali, abbiamo bisogno gli uni degli altri e ci nutriamo grazie alla reciproca diversità.
Una società che condanna le tante forme di diversità è una società che va indietro, che rientra nelle caverne.
Altra forma di analfabetismo, più silente e nascosto, è quello funzionale, individui che sanno leggere e scrivere ma che non comprendono il significato di ciò che leggono.
Le percentuali di questa forma di analfabetismo sono preoccupanti ed ha pesanti ripercussioni sociali, basti pensare alle tante bufale che girano su internet, capaci di creare dei veri e propri movimenti a favore o contro qualcosa.
E’ così che un certo tipo di odio e di esclusione sociale viene fomentata.
I giovani sono educati non solo dai genitori, ma da una scuola e da molteplici media.
Che rapporto abbiamo noi adulti con il potere e con il dominio? I ragazzi ci guardano, ci scrutano, ci imitano, ci ascoltano. Perché non riescono ad accettare i no? Perché non riescono a rispettare gli altri?
Perché ci hanno guardati fino in fondo.
Hanno visto la nostra incapacità di dire“no”, di rispettare gli altri e la loro riservatezza.
Hanno visto la nostra intolleranza e la nostra rabbia. La crisi di cui tanto parliamo non è solo economica, ma morale.
Che adulti siamo se i nostri giovani vedono l’espressione del proprio potere nella distruzione di qualcuno, piuttosto che nella costruzione di qualcosa?
L’intero volume Pugni chiusi è scaricabile gratuitamente qui