Si ritorna per ripartire
La strada del ritorno è sempre più corta, partirei da qui.
Dal titolo.
Perchè un titolo non solo stuzzica, ma è una chiave.
E la chiave serve ad aprire ma anche a riaprire come l’Autrice ci dimostra.
Vera a soli 5 anni riceve uno schiaffo importante, una lezione faticosissima da mandare giù: il confronto con un dolore difficilmente spiegabile a quell’età.
Vera è cresciuta senza un genitore, ed è come se fosse a metà: ha avuto in dotazione un solo braccio e un solo orecchio, una sola gamba e un solo occhio. Di suo padre non sa nulla: la madre Lia, credendo di proteggerla e di proteggersi, ha preferito dimenticare.
E’ un libro che ha al centro una perdita, ma non per questo è noioso e melenso.
Tutt’altro.
E’ un libro pieno di vita, pur avendo al centro i tanti punti di vista di una morte.
Perchè non muore solo un uomo che è anche padre.
Muore anche un marito e, non ultimo, un figlio.
Giordano Lorenzini è il il marito di Lia, il padre di Vera e il figlio di Santa.
Tre donne che raccontano la propria versione del dolore.
Tre donne diverse che non si comprendono sempre ma che non possono esimersi dal comunicare.
Come spesso accade, ai bimbi si riservano meno dettagli possibili delle morti.
Ma quella bambina di soli 5 anni dimostra che certe cose si respirano e assorbono anche senza vederle.
E’ così che lei sapendo così poco di suo papà, grazie a un manoscritto che Giordano lascia incompiuto in punta di morte, scopre di avere
molte cose in comune con quell’uomo di cui ha solo ricordi offuscati.
Quel manoscritto rimasto incompiuto obbliga la figlia Vera, oramai adulta, a rimettere mano alla sua storia, a usare quel manoscritto come chiave per riaprire porte socchiuse.
E’ un romanzo che scorre, che fa pensare, sorridere ed emozionare.
Così come la vita.
Che pur andando avanti, ti riporta indietro appena può.
Quello che Valentina Farinaccio racconta è un fatto universale: il confronto con la perdita.
“Perché sono i dettagli che vengono a mancare“, quando l’altro se ne va.
Vera decide di scrivere il finale del libro e per farlo trova la forza di tornare a Campobasso, luogo che lascia subito dopo la morte del papà, e di mettere insieme tutti i fili ingarbugliati della propria esistenza, per scriverne il finale.
Insieme a lei torna anche la madre Lia, che dopo la morte del marito ha deciso di fuggire dalla sua città.
E infine parla di amore vero, imperfetto, doloroso, fantastico ed unico al tempo stesso.
Dell’amore che finisce, che a volte si sceglie ed altre volte si subisce.
E parla anche di coraggio, non solo di chi ama, ma anche di chi lascia andare e, non ultimo, di chi sa tornare.
La strada del ritorno è sempre più corta, perchè si finisce sempre con il tornare da dove non si è mai partiti.