Cultura sostenibile: cosa significa esattamente

Cambiare cultura si può, è una delle frasi che ripeto più spesso.

Ma cosa significa “cambiare cultura” e cosa significa “cultura”?

Tempo fa rimasi molto colpita da una dichiarazione che fece il Maestro Ezio Bosso” la cultura è ciò che ci rende Paese”.

Il termine cultura deriva dal verbo latino colere, che significa “coltivare” e rappresenta quell’insieme di conoscenze, tradizioni, tradizioni e saperi capaci di identificare un determinato gruppo sociale.

Non sempre questi saperi e queste tradizioni sono giuste e corrette.

La cultura è qualcosa in continuo divenire per definizione. Non è statica, non è immobile. Non è.

E’ un bene immateriale, che resiste nel tempo, che non si esaurisce..anzi proprio nel tempo acquisisce valore. In un certo senso potremmo considerarla una fonte rinnovabile di cui non siamo totalmente consapevoli.

L’origine di questa inconsapevolezza nasce da un errore di contestualizzazione, come spiega molto bene Paola Dubini nel suo libro «Con la cultura non si mangia» Falso!

L’errore sta nel considerare le sue componenti come risorse materiali, paragonabili al petrolio. Se fosse così i monumenti, le opere d’arte sarebbero innanzitutto non rinnovabili e destinate ad esaurirsi:  “E invece è esattamente il contrario: per il solo effetto dello scorrere del tempo la consistenza fisica del patrimonio cresce. In compenso le espressioni immateriali della cultura, come tutte le risorse immateriali non soggiacciono alle stesse regole di finitezza delle risorse materiali. Le risorse hanno tanto più valore quanto più sono rare ed uniche: è indubbio che la rarità, l’unicità siano caratteri che distinguono le risorse culturali del nostro paese”.

E proprio per questo la Cultura ha bisogno di essere tutelata come recita un prezioso articolo, il 9 per l’esattezza, della nostra Costituzione:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Sono molto felice dell’opportunità che mi hanno offerto le amiche e gli amici di Rewriters.it a partire dall’ideatrice Eugenia Romanelli di poter spiegare il mio lavoro nell’ambito della cultura sostenibile.

La Cultura sostenibile, per come la vedo io

La Cultura a mio avviso ha un grandissimo potere: poter offrire sguardi nuovi sulle cose offrendo nuove visioni e proprio per questo ritengo il linguaggio artistico uno straordinario strumento di attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

La Cultura è cambiamento anche se molto spesso viene confusa con intrattenimento.

Come si fa a guardare una mostra, un film, uno spettacolo o ad ascoltare un concerto senza che il nostro sguardo venga cambiato per sempre?

Questo è la forza della Cultura, ma poi c’è anche il “costo” della Cultura perchè è anche un’industria che, come tutte le altre, inquina e impatta sensibilmente sul Pianeta. Gli effetti dei cambiamenti climatici li cominciano (purtroppo) a vedere anche nel nostro Paese e proprio il mondo della Cultura si trova da un lato a doversi ripensare e, dall’altro, ad avere la responsabilità di smuovere le coscienze di tutte e tutti.

Non c’è più tempo

Non è solo una citazione, ma una improrogabile emergenza che riguarda tutte e tutti noi. Non possiamo più rimandare.

Non possiamo continuare a produrre film, spettacoli, mostre, eventi, festival pensando di non fare nulla per cambiare rotta. Non possiamo più solo parlare di ambiente (e per me parlare di ambiente non significa parlare di “verde” ma di economia e di sociale) ma dobbiamo agire con azioni concrete e misurabili.

Cambiare cultura significa molte cose, tra cui cambiare abitudini sbagliate. Per esempio, avete notato quanta gente non compra più acqua in bottiglia di plastica perchè ha cominciato a usare le borracce? Anche questa è Cultura.

La cultura, proprio perchè qualcosa di profondamente radicato, ha bisogno di (un) tempo che però non abbiamo. Pensate al tema della violenza di genere, alle profonde radici della cultura dello stupro.

A quanto sia cambiato negli ultimi anni e a quanto ci sia ancora da cambiare dato che la parità di genere non è ancora stata raggiunta in nessun Paese al mondo.

Non vi sembra anche questo un dato tanto allarmante quanto inaccettabile?

Ma nel concreto cosa significa “cambiare”?

Provo a raccontarvi cosa significa per me cambiare cultura.

Tutte le produzioni a cui lavoro partono da questo presupposto: cambiare paradigma per scatenare un effetto moltiplicatore.

Nel concreto significa fare nuove scelte.

Gli eventi che organizzo sono plastic free, mirano a coinvolgere reti territoriali, a garantire la parità di genere, a ridurre l’impatto ambientale, a lasciare qualcosa alla comunità ospitante.

Gli eventi che organizzo parlano di Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Nel 2024 trovo davvero assurdo vedere manifestazioni culturali finanziate da enti pubblici (ma anche da privati eh) in cui propongono panel a cui prendono parola esclusivamente (o quasi) uomini, eventi pieni di plastica che non lasciano nulla ai territori che anzi vengono letteralmente sfruttati.

Trovo insostenibile questo far finta che nulla stia accadendo quando una delle prossime possibili guerre sarà su un elemento imprescindibile alla nostra sopravvivenza: l’acqua.

Artisti/e, operatori/rici del mondo culturale, istituzioni, mecenati culturali uniamoci in questa rivoluzione di civiltà. Non possiamo pensare che il nostro compito si esaurisca nel fare intrattenimento.

Non è più accettabile fare sensibilizzazione ambientale solo a parole, senza pretendere azioni concrete che possano aprire le strade a nuove abitudini personali e collettive.

Il “non mi riguarda” non è più concesso, significherebbe essere scollati dalla realtà. E la cultura è invece un modo per interpretarla questa realtà.

Ma quale grande artista è rimasto indifferente alla sua epoca?

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